Difetto su Golf V 1.9 TDI

presentazione Difetto Golf

Difetto su Golf V 1.9 TDI

Immagine Golf
Golf V 1.9 TDI

Marca: Volkswagen

Modello: Golf V

Tipo: 1.9 TDI(1K1)

Motore: BKC

KW: 77

Anno: 2005

DESCRIZIONE DEL SINTOMO

La vettura sporadicamente presenta problemi di prestazioni ai bassi regimi motore, ad alti regimi la vettura rende normalmente.

Quando il difetto si presenta la spia gestione motore rimane accesa, buona parte delle volte spegnendo e riaccendendo il quadro la spia si spegne e non riappare fino a che non si ripresenta l’inconveniente.

Effettuando una diagnosi al sistema viene rilevato il seguente codice:

P0243: Avaria elettrica del circuito/componente; Malfunzionamento

Elettrovalvola di regolazione della pressione di sovralimentazione

POSSIBILI CAUSE

Il difetto può essere causato da diversi componenti legati alla gestione della sovralimentazione, in particolare:

  • Turbina
  • Geometria variabile
  • Elettrovalvola wastegate
  • Depressore
  • Tubazioni
  • Cablaggio elettrico e/o connettori
  • Centralina

Il contatto con il nostro Supporto

Proprio perchè il difetto può essere causato da diversi componenti e fattori, l’officina cliente viene indirizzata dal nostro operatore tecnico su alcuni controlli, adattamenti e ripristini consigliati.

  1. Controllo turbina (verificare tramite autodiagnosi i parametri):
    1. giri motore
    2. pressione di sovralimentazione misurata
    3. pressione di sovralimentazione obiettiva
    4. tasso di pulsazione pressione di sovralimentazione
  2. Controllo geometria variabile:
    la geometria variabile si può controllare con un vacuometro, se la membrana della wastegate è integra, la geometria si muove già intorno agli 0,6 bar, bisogna inoltre verificare che l’asta di regolazione della geometria faccia tutta la sua corsa (mediamente circa un centimetro) in maniera fluida e senza alcuno sforzo.
  3. Controllo elettrovalvola Wastegate:

    per controllare che l’elettrovalvola funzioni è possibile utilizzare uno strumento di diagnosi sulla funzione attivazioni. Una volta lanciata l’attivazione sarà possibile sentire l’elettrovalvola vibrare per alcuni secondi. Questa prova, determina che la centralina comanda l’elettrovalvola e che la stessa elettricamente sta funzionando, ma è altresì necessario verificare che anche la parte meccanica funzioni regolarmente determinando innanzitutto se la valvola a riposo, quindi non comandata elettricamente, tra le tubazioni di ingresso (in arrivo dal depressore) e l’uscita (verso la wastegate) è di tipo normalmente chiuso o normalmente aperto.

    Comandandola elettricamente l’ingresso e l’uscita della valvola normalmente chiusa devono entrare in comunicazione aprendo il passaggio tra le tubazioni e viceversa quella normalmente aperta deve chiudere tali passaggi. Questo tipo di elettrovalvola ha anche uno sfiato utilizzato per far calare la depressione più rapidamente nella tubazione che va a regolare la wastegate e, a seconda del modello, può essere integrato al corpo della valvola stessa con una sorta di filtrino a protezione del foro di sfiato (valvola tipo 1) o, utilizzare un ulteriore beccuccio collegato tramite tubazione al sistema di aspirazione del veicolo (valvola tipo 2). Questo sfiato, per esempio, con valvola di tipo normalmente chiusa rimane aperto e si chiude quando arriva il comando elettrico, l’esatto contrario avviene con una valvola di tipo normalmente aperto.

    Attenzione nonostante questo, sappiamo che l’elettrovalvola viene comandata elettricamente, che meccanicamente si apre e si chiude, ma non avremo comunque la certezza che la valvola reagisca nei tempi previsti, determinando ritardi nella gestione della pressione per noi impercettibili, ma non per la centralina, la quale darebbe comunque un errore relativo proprio alla regolazione della pressione di sovralimentazione. Purtroppo, in questo caso, non esistono prove certe per determinare quanto veloce sia ad aprire o chiudere, vero è che la centralina cerca di modificare il PWM, ma anche l’occhio più esperto farebbe fatica a determinare la differenza tra una valvola buona e una che ritarda, in conclusione se abbiamo dei dubbi legati alla valvola di controllo della geometria variabile è bene sostituirla con una sicuramente efficiente.

 
Elettrovalvola Wastegate
Fig1 - Elettrovalvola Wastegate
  • Controllo pompa del vuoto (depressore):
    il depressore normalmente deve raggiungere una pressione negativa di almeno 0,8-0,9 bar quindi inserire un manometro immediatamente sulla tubazione principale del depressore e verificare che il valore sia congruo.

  • Controllo tubazioni:
    Controllare le tubazioni visivamente o mediante vacuometro, se la tubazione presenta dei piccoli difetti, facendo il vuoto e muovendo la tubazione, il vuoto tende a non rimanere costante. A volte essendo micro-crepe è bene provare la tubazione utilizzando il vacuometro in modalità pompa creando quindi della pressione all’interno della tubazione così è più facile evidenziare la parte debole del tubo.

  • Controllo elettrico:
    nel caso in cui, durante l’attivazione dell’elettrovalvola wastegate, non la si senta vibrare, è bene verificare che il cablaggio sia integro, che l’elettrovalvola non sia in cortocircuito, che sia correttamente alimentata, tramite oscilloscopio verificare che la centralina emetta il segnale pwm di attivazione e, solo se quest’ultimo non fosse presente, è possibile che la centralina sia danneggiata.

SOLUZIONE

Nel caso specifico riguardante il nostro cliente, dopo controlli accurati, il difetto è stato risolto sostituendo la tubazione che dall’elettrovalvola arriva alla wastegate. La tubazione in questione aveva una piccola crepa che sporadicamente non permetteva alla depressione di arrivare alla wastegate, conseguentemente la geometria variabile non operava nel modo dovuto causando perdite di potenza ai bassi regimi.

L’errore veniva validato in quanto la centralina inviava un comando molto ampio all’elettrovalvola per correggere il lavoro della geometria variabile, ma non sentendo le variazioni di pressione previste nel collettore di aspirazione emetteva l’errore di malfunzionamento dell’elettrovalvola stessa.

APPROFONDIMENTO TECNICO

 

Il turbocompressore a geometria variabile è composto da:

  • un compressore centrifugo (1)
  • una turbina (2)
  • una serie di palette mobili (3)
  • un attuatore pneumatico (4) di comando palette mobili, comandato in depressione da un’elettrovalvola proporzionale comandata dalla centralina di gestione motore.
Turbocompressore a geometria variabile
Turbina VGT

Lo scopo dell’utilizzo di questo sistema è di avere già ai bassi regimi di rotazione e con motore sotto carico il massimo rendimento volumetrico del motore, infatti la geometria variabile consente di aumentare la velocità dei gas di scarico che investono la turbina ai bassi regimi del motore e, rallentarli agli alti regimi.

Turbina
Turbina a geometria variabile

Quando il motore funziona a basso regime di rotazione, i gas di scarico possiedono una debole energia cinetica: in queste condizioni una turbina tradizionale girerebbe lentamente, fornendo una limitata pressione di sovralimentazione. Nella turbina a geometria variabile, invece, le palette mobili si trovano in posizione di massima chiusura e le piccole sezioni di passaggio tra le palette aumentano la velocità dei gas in ingresso. Maggiori velocità di ingresso comportano maggiori velocità periferiche della turbina e, di conseguenza, del turbocompressore. Aumentando il regime di rotazione del motore, si ha un progressivo aumento dell’energia cinetica dei gas di scarico. Di conseguenza, aumenta la velocità della turbina e quindi la pressione di sovralimentazione.

La centralina elettronica, tramite l’elettrovalvola proporzionale che controlla l’attuatore, modula la depressione che agisce sulla membrana, per cui l’attuatore tramite il tirante manovra l’apertura graduale delle palette mobili fino a raggiungere la posizione di massima apertura. Si ha quindi un aumento delle sezioni di passaggio e conseguentemente un rallentamento del flusso di gas di scarico che attraversano la turbina con velocità uguali o minori rispetto alla condizione di basso regime. La velocità della turbina si assesta quindi ad un valore adeguato per un corretto funzionamento del motore agli alti regimi.

Turbina in fuzione


error: Contenuto protetto da policy